La Comunità adulta educante ( 12 Gennaio 2018 ) In vista della prossima Settimana dell’educazione (21-31 gennaio), è utile recuperare il significato di alcune parole particolarmente importanti. Quando parliamo di Comunità educante a chi ci stiamo riferendo? Nel vissuto quotidiano è immediato pensare all’insieme degli operatori pastorali dell’oratorio. Non è sbagliato, purché non si perda la consapevolezza che chi si dedica all’azione educativa può farlo solo se inserito in un vissuto ecclesiale vivo. Occorre andare oltre un’idea unicamente organizzativa della Chiesa e sentirsi inseriti nella richiesta del nostro Arcivescovo Mario: recuperare il desiderio di iniziare subito il Regno di Dio. Quando parliamo di Comunità educante vogliamo quindi riferirci alla Chiesa nel suo mistero e nella sua missione, visibili oggi in una Comunità concreta, fatta di uomini e di donne, bambini, giovani, anziani che amano, sperano, soffrono, in un particolare territorio. È una Comunità viva e cosciente di sé, che cammina con la cintura ai fianchi e il bastone in mano, pronta ad uscire per annunciare e vivere il Vangelo della gioia. Soltanto una Comunità che alimenta il desiderio missionario, può generare un’azione educativa vera e seria. Come ci ha insegnato il card. Martini, il vero credente non si esonera mai dalla responsabilità educativa. È un’affermazione forte che ci ricorda che, in quanto adulti, siamo sempre chiamati alla responsabilità e alla relazione educativa con i ragazzi in crescita. L’incontro con i ragazzi e i giovani ci provoca ad assumere peculiari responsabilità umane e sociali, soprattutto oggi che viviamo un contesto culturale in cui spesso sono proprio gli adulti a voler fuggire dalla loro condizione di maturità. In questo senso, la prima preoccupazione di una Comunità educante non è di formare, ma di formarsi! È inoltre bene ricordare che una Comunità può dirsi educante se sa riconoscere l’azione educativa del Padre verso di essa. Una Comunità deve quindi mantenere vivo il desiderio di incontrare la Parola del Vangelo, per rintracciare e assimilare lo stile educativo di Gesù, senza dimenticare la centralità di un vissuto fraterno intenso e l’acquisizione di nuove competenze pedagogiche specifiche necessarie per affrontare la complessità dei bisogni educativi di oggi. La settimana dell’educazione va colta quindi come l’occasione per rinnovare insieme la coscienza di essere educatori in quanto adulti credenti.
don Stefano Guidi
Direttore
Fom
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Editoriale per gli strumenti di comunicazione parrocchiale a firma di mons. Franco Agnesi ( 5 Ottobre 2017 ) Accogliere l’Arcivescovo Mario: la bellezza di un cammino di concretezza
Ci ha colpito tutti l’intensità della preghiera liturgica e nello stesso tempo la scioltezza familiare con cui si è presentato e noi abbiamo accolto il nostro nuovo Arcivescovo Mario Delpini. Mi è sembrato che questo possa essere lo stile per il cammino della nostra Chiesa: siamo Chiesa che nella celebrazione domenicale contempla l’opera di Dio e nello stesso tempo si sente sicura, aperta, e sciolta. Sicura di essere amata dal suo Signore. Sciolta da paure che non la rendono capace di vedere di quante pietre vive e preziose è composta, e di appassionarsi ad essere un segno della Gerusalemme nuova che l’Agnello va costruendo con il dono del suo sangue. Sciolta dall’inerzia del “si è sempre fatto così” e aperta ad imparare a fare, a tutti i livelli, un “cammino insieme”, che è sempre opera dello Spirito santo, che è disciplinato nell’agire e coraggioso nelle riforme necessarie nel cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Abbiamo accolto “l’Arcivescovo”. Noi ambrosiani siamo fatti così: accogliamo l’Arcivescovo perché è l’Arcivescovo, così come accogliamo il Parroco perché è il Parroco. Qualche volta anche noi siamo tentati di personalizzare la figura vescovo, creando tifosi e avversari per i più svariati motivi, ma credo che lo stile dell’Arcivescovo Mario ci aiuterà a ritrovare la scioltezza e la bellezza di un cammino che continua, senza perdere nulla dei passi fatti, anzi valorizzandoli per procedere insieme nel cammino. Personalmente ritengo che il nostro non sia il tempo del “ricominciare da capo” o degli “effetti speciali che ci stupiscono”, piuttosto quello della concretezza, del creare insieme condizioni che ci rendano vicini, solidali, contenti di vedere altri, i piccoli e i poveri, a loro volta contenti. Abbiamo accolto l’Arcivescovo “Mario”. Con la sua originalità, il suo stile, la sua storia e il suo cammino. Abbiamo già condiviso con lui molti anni nel servizio alla Chiesa, e moltissimi lo hanno incontrato nelle sue visite alle parrocchie e ai Decanati. “Un editto che vorrei enunciare – ha detto qualche settimana fa scherzando, ma non troppo - è che è proibito lamentarsi su come vanno le cose, ma essere gente che, prendendo visione delle cose, mette mano ad aggiustare questo mondo, senza presunzione di avere ricette già pronte, proprio perché siamo tutti chiamati a mettere a frutto la vocazione che abbiamo ricevuto, ognuno con i propri carismi”. Credo proprio che il nuovo Arcivescovo ci farà lavorare tanto! E ci farà lavorare “insieme”. + Franco Agnesi
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Milano, 7 luglio 2017
Papa Francesco ha nominato mons. Mario Delpini nuovo Arcivescovo di
Milano.
don Davide
Milani, Responsabile
Ufficio
Comunicazioni Sociali Arcidiocesi di Milano
Quest’oggi
il Santo Padre, Papa Francesco, ha accettato la rinuncia all’ufficio
di Arcivescovo di Milano presentata da Sua Eminenza Rev.ma il Card.
Angelo Scola e ha nominato nuovo Arcivescovo Sua Eccellenza Rev.ma
Mons. Mario Enrico Delpini, sinora Vicario generale della Diocesi
Ambrosiana.
Nel
contempo il Santo Padre ha provveduto a nominare Sua Eminenza Rev.ma
il Card. Angelo Scola Amministratore Apostolico attribuendogli i
diritti, le facoltà, i compiti che spettano ai Vescovi diocesani.
Egli pertanto continuerà nel governo pastorale dell’Arcidiocesi di
Milano, fatti salvi i limiti propri della sede vacante (cf
Apostolorum successores, n. 244; in particolare cessa la
funzione dei Consigli presbiterale e pastorale mentre proseguono nel
loro mandato il Collegio dei Consultori e il Consiglio per gli
affari economici della Diocesi), fino alla presa di possesso della
sede da parte del nuovo Arcivescovo. In base alla normativa propria
(Cum de nomine episcopi, 9 ottobre 1972), nel periodo di sede
vacante resta immutato il nome del Vescovo da citare nella preghiera
eucaristica, con la modalità consueta: «il nostro Vescovo Angelo».
In data
odierna Sua Eminenza Rev.ma il Card. Angelo Scola, in forza della
succitata nomina ad Amministratore Apostolico e delle facoltà
conferitegli, tenuto conto del fatto che i Vescovi ausiliari
conservano anche durante la sede vacante le potestà e le facoltà di
cui godevano come Ordinari diocesani (can. 409 § 2) mentre gli altri
Vicari episcopali decadono dai loro uffici (can. 417), ha confermato
in forma delegata le potestà e le facoltà di cui godevano in
precedenza i Vicari episcopali non Vescovi ausiliari, anche per
delega o a seguito di mandato speciale (decreto arcivescovile in
data 7 luglio 2017). Al Moderator Curiae viene inoltre
assegnato il compito di Delegato ad omnia, con competenza di
firma sugli atti sinora affidati al Vicario generale.
Secondo la
tradizione della Chiesa, nelle Sante Messe celebrate nell’intero
territorio dell’Arcidiocesi di Milano domenica 9 luglio (a partire
dalle Sante Messe Vigiliari) la comunità cristiana è invitata a
pregare per l’Arcivescovo uscente e per l’Arcivescovo eletto. In
particolare, si suggerisce di inserire tra le preghiera dei fedeli i
seguenti testi:
- Per
l’Arcivescovo eletto, Mons. Mario Delpini. La grazia del tuo Spirito
lo sostenga, lo illumini e lo incoraggi nel nuovo ministero che gli
viene affidato a servizio della Chiesa ambrosiana; per questo ti
preghiamo.
- Per il
Card. Angelo Scola, che ha servito la Chiesa come Arcivescovo di
Milano. Sperimenti la gratitudine del popolo ambrosiano per il
generoso servizio di questi anni e la sua fervida preghiera
accompagni il futuro cammino della nostra Diocesi; per questo ti
preghiamo.
Il
Cancelliere arcivescovile
(Mons. dr.
Marino Mosconi)
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Nella Solennità della Santissima
Trinità Milano, 11 giugno 2017
Carissime e carissimi,
con questa lettera desidero raggiungere tutti i
battezzati, le donne e gli uomini delle religioni e di buona
volontà, per esprimere la mia gratitudine per il dono della Visita
Pastorale Feriale giunta ormai alla sua conclusione.
Nelle sue tre fasi, essa ha consentito a me e ai
miei collaboratori di toccare con mano la vita di comunione in atto
nella Chiesa ambrosiana, non certo priva di difficoltà e di
conflitti e tuttavia appassionata all’unità. La preparazione della
Visita, svoltasi in modo forse un po’ diseguale nei vari decanati,
l’atteggiamento di ascolto profondo in occasione dell’assemblea
ecclesiale con l’Arcivescovo, la cura nell’accogliere nelle realtà
pastorali il Vicario di Zona o il Decano, e la proposta del passo da
compiere sotto la guida del Vicario Generale, hanno confermato ai
miei occhi la vitalità di comunità cristiane non solo ben radicate
nella storia secolare della nostra Chiesa, ma capaci di tentare, su
suggerimento dello Spirito, adeguate innovazioni. Questa attitudine
di disponibilità al cambiamento l’ho toccata con mano sia nelle
parrocchie del centro, sia nelle grandi parrocchie di periferia,
esplose negli ultimi sessant’anni, sia nelle città della nostra
Diocesi, sia nelle parrocchie medie e piccole.
È stata però la Visita del Papa a farmi cogliere
nitidamente l’elemento che unifica le grandi diversità che
alimentano la nostra vita diocesana. La venuta tra noi del Santo
Padre è stata, infatti, un richiamo così forte da rendere
visivamente evidente che la nostra Chiesa è ancora una Chiesa di
popolo. Certo, anche da noi il cambiamento d’epoca fa sentire tutto
il suo peso. Come le altre metropoli, siamo segnati spesso da un
cristianesimo “fai da te”: ce l’hanno testimoniato gli arcivescovi
di grandi Chiese in tutto il mondo che in Duomo hanno raccontato
l’esperienza delle loro comunità. Non manca confusione su valori
imprescindibili; spesso non è chiaro il rapporto tra i diritti, i
doveri e le leggi… Ma è inutile insistere troppo sull’analisi degli
effetti della secolarizzazione su cui ci siamo soffermati in tante
occasioni. Più utile, anzi necessario, è domandarci – con ancora
negli occhi il popolo della Santa Messa nel parco di Monza,
l’incontro con i ragazzi a San Siro, l’abbraccio al Santo Padre
degli abitanti delle Case bianche e dei detenuti di San Vittore, e
soprattutto la folla che ha accompagnato la vettura del Papa lungo
tutti i 99 km dei suoi spostamenti – che responsabilità ne viene per
noi? Come coinvolgere in questa vita di popolo i tantissimi fratelli
e sorelle battezzati che hanno un po’ perso la via di casa? Come
proporre con semplicità in tutti gli ambienti dell’umana esistenza
la bellezza dell’incontro con Gesù e della vita che ne scaturisce?
Come rivitalizzare le nostre comunità cristiane di parrocchia e di
ambiente perché, con il Maestro, si possa ripetere con gusto e con
semplicità a qualunque nostro fratello “vieni e vedi”? Come
comunicare ai ragazzi e ai giovani il dono della fede, in tutta la
sua bellezza e “con-venienza”? In una parola: se il nostro è, nelle
sue solidi radici, un cristianesimo di popolo, allora è per tutti.
Non dobbiamo più racchiuderci tristi in troppi piagnistei sul
cambiamento epocale, né ostinarci nell’esasperare opinioni diverse
rischiando in tal modo di far prevalere la divisione sulla
comunione. Penso qui alla comprensibile fatica di costruire le
comunità pastorali o nell’accogliere gli immigrati che giungono a
noi per fuggire dalla guerra e dalla fame. Ma, con una limpida
testimonianza, personale e comunitaria, con gratitudine per il dono
di Cristo e della Chiesa, siamo chiamati a lasciarlo trasparire come
un invito affascinante per quanti quotidianamente incontriamo.
A queste poche e incomplete righe vorrei
aggiungere una parola su quanto la Visita Pastorale ha dato a me,
Arcivescovo. Lo dirò in maniera semplice: durante la celebrazione
dell’Eucaristia nelle tante parrocchie e realtà incontrate, così
come nei saluti pur brevi che ci siamo scambiati dopo la Messa, e,
in modo speciale, nel dialogo assembleare cui ho fatto riferimento,
ho sempre ricevuto il grande dono di una rigenerazione della mia
fede e l’approfondirsi in me di una passione, quasi inattesa, nel
vivere il mio compito. Ma devo aggiungere un’altra cosa a cui tengo
molto. Ho appreso a conoscermi meglio, a fare miglior uso dei doni
che Dio mi ha dato e, nello stesso tempo, ho imparato un po’ di più
quell’umiltà (humilitas) che segna in profondità la nostra storia.
Ho potuto così, grazie a voi, accettare quel senso di indegnità e di
inadeguatezza che sorge in me tutte le volte che mi pongo di fronte
alle grandi figure dei nostri patroni Ambrogio e Carlo.
Se consideriamo la Visita Pastorale Feriale dal
punto di vista profondo che la fede, la speranza e la carità ci
insegnano, e non ci fermiamo a reazioni emotive o solo sentimentali,
non possiamo non riceverla come una grande risorsa che lo Spirito
Santo ha messo a nostra disposizione e che ci provoca ad un cammino
più deciso e più lieto. Seguendo la testimonianza di Papa Francesco,
la grande tradizione della Chiesa milanese può rinnovarsi ed
incarnarsi meglio nella storia personale e sociale delle donne e
degli uomini che abitano le terre ambrosiane.
La Solennità della Santissima Trinità che oggi
celebriamo allarga il nostro cuore e rende più incisivo
l’insopprimibile desiderio di vedere Dio: «Il mio cuore ripete il
tuo invito: “Cercate il mio volto”. Il tuo volto Signore io cerco,
non nascondermi il tuo volto» (Sal 27 [26] 8-9a).
Angelo Card. Scola
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Non abbiamo che questo 1 giugno
1. I cristiani, gente per bene.
Vescovo e Vicario Generale, Arcidiocesi di Milano
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Ordinazioni presbiterali 2017 – Con Amore che non conosce confini ( 26 Maggio 2017 )
Nove. Si, solo nove. Un numero
che suscita domande, forse preoccupazione. È dal 1918 che non si
vedeva un numero così basso tra i preti novelli. E c’era una guerra
mondiale in corso! Eppure è così. Viviamo un tempo diverso, ricco di
contraddizioni ma sereno (almeno all’apparenza), dove l’amore per
Cristo e la sua Chiesa ancora affascina e innerva le nostre città,
come la recente visita del Papa a Milano ha dimostrato. mons. Michele Di Tolve
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L’editoriale che segue è a firma di mons.
Pierantonio Tremolada, Vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i
Sacramenti
Sabato 20 maggio
L’Andemm al Domm è ormai un appuntamento
importante nel calendario diocesano e noi vogliamo che continui ad
esserlo per lungo tempo.
+ Pierantonio Tremolada
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Editoriale di S.E. mons. Luca Bressan
Naturale/Artificiale. Lunedì 15 maggio appuntamento con i Dialoghi di Vita Buona
Il nostro viaggio dentro il cambiamento d’epoca che fa da cornice alle nostre vite, accelerando e trasformando culture, rappresentazioni, valori e legami (religioso compreso), giunge al suo termine con il terzo appuntamento dei Dialoghi di vita buona, il prossimo 15 maggio. Il secondo evento, lo scorso mese di febbraio, ci aveva portato ad identificare nel concetto di cura l’attitudine grazie alla quale abitare in modo umano la transizione epocale che stiamo vivendo. Una cura intesa in modo estensivo, non confinata nella dimensione immediata del suo significato (medica ed educativa). Abbiamo infatti declinato questo concetto anche nel mondo del lavoro e abbiamo ascoltato l’assunzione che ne fa la dimensione religiosa, in particolare quella cristiana. Una cura che diviene così potente e comprensiva di tutta l’esperienza umana da annunciare anche un vero inedito per le nostre culture: la resurrezione dei corpi come forma definitiva della cura. Il terzo evento intende continuare lo sviluppo e la costruzione della mappa di questo concetto, misurandosi con i luoghi più aspri del cambiamento d’epoca, entrando nei mondi dell’economia e della politica. Nell’immaginario collettivo questi mondi appaiono come i meno capaci di aiutare le persone nell’abitare la transizione in atto, rappresentati spesso come i colpevoli (o, al massimo, gli attori ininfluenti) di un impoverimento della vita umana che alla fine porta le persone e le culture a regredire in un clima triste, segnato dalla paura e dall’isolamento, rassegnato e costretto dentro un presente che non ha alternative di senso valide e motivi capaci di accendere la speranza e le sue passioni. La serata intende ascoltare voci di persone competenti e impegnate (accademici: un economista e uno scienziato della politica; attori diretti sul campo: una imprenditrice e un protagonista del terzo settore) per comprendere con loro come anche in questi mondi l’attitudine della cura riesce ad aprire e sviluppare dimensioni inedite e poco pensate, in grado di umanizzare esperienze e processi altrimenti sempre più artificiali e astratti, ovvero distaccati dal reale e produttori di alienazione. Una politica che si curi del cittadino, una identità europea che risponda al bisogno di senso e di futuro di molte rappresentazioni sociali e politiche attuali; una economia capace di creare legami, rigenerando forme di comunità e di unione tra i vari attori in campo, dilatando i confini di una ragione troppo imbrigliata nelle sole logiche del mercato: questi sono i temi che nutriranno gli interventi e il dialogo tra i relatori. Anche il Cardinale Scola, ideatore dei Dialoghi di Vita Buona, prenderà parte in modo diretto a questa serata conclusiva, richiamando il valore e i guadagni del percorso fatto, proprio mentre ci mostrerà il bisogno che temi come il dono e concetti come quello di gratuità rientrino a far parte del vocabolario del mondo economico e politico, proprio per continuare a mantenere umano e abitabile per tutti il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo.
mons. Luca Bressan Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale
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Editoriale di S.E. mons. Paolo Martinelli
28 Aprile 2017 Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni: “Sospinti dallo Spirito per la missione”
Domenica 7 maggio celebriamo la 54ma Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni. E’ stato il beato Paolo VI nel 1964 a volere questo appuntamento annuale per tutta la Chiesa. Papa Montini aveva intuito bene, di fronte ai nuovi orizzonti della evangelizzazione e ai processi di secolarizzazione, la necessità di risvegliare nel popolo di Dio l’importanza di pregare per il dono delle vocazioni, in particolare al sacerdozio e alla vita consacrata. Siamo indubbiamente in un tempo segnato da individualismo e indifferenza che non favorisce percorsi vocazionali. Occorre anche qui, come ci ricorda l’Arcivescovo Angelo, che la fede generi una nuova mentalità, educando a sentire la vita stessa come vocazione, come dono e compito. Papa Francesco per la Giornata mondiale di quest’anno ha scritto un messaggio intitolato “Sospinti dallo Spirito per la missione”; ci mette così di fronte alla dimensione missionaria della chiamata cristiana. La vita si realizza non se la tratteniamo, chiudendoci in noi stessi, ma se la mettiamo al servizio del Vangelo e dell’amore. Da questo messaggio di papa Francesco la Chiesa italiana ha proposto per la giornata mondiale di quest’anno il tema: “Vocazioni e santità: io sono una missione”. Ecco il contenuto per questa giornata! Pregare perché ciascuno scopra la vita come vocazione alla santità, alla pienezza dell’amore in Cristo (LG 42); pregare perché, soprattutto i giovani, scoprano la bellezza di una vita presa totalmente a servizio del regno di Dio. In effetti, la giornata mondiale di quest’anno acquista un’importanza speciale per i giovani. Papa Francesco ha deciso di dedicare la prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi ai giovani (2018), al loro rapporto con la fede e il discernimento vocazionale. E’ decisivo, infatti, riscoprire la bellezza di una fede viva, capace di intercettare i desideri più profondi del cuore, rendendo possibile l’avventura di lasciarsi “mandare” da Gesù in tutti gli ambiti della vita quotidiana, ad essere testimoni profetici della vita buona del Vangelo. + Paolo Martinelli
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Editoriale di S.E. mons. Paolo Martinelli sulla visita del Santo Padre alla diocesi di Milano, 25 marzo 2017
PARTECIPARE ALLA MESSA CON PAPA FRANCESCO:
DOMANDE E RISPOSTE Come posso partecipare alla Messa? Come posso raggiungere l’area della Messa? Come accedo al Parco? Sono una persona con disabilità Sono una persona anziana Posso portare un seggiolino pieghevole? Cosa posso portare con me? Sono un capogruppo-guida, posso portare
all’interno del Parco un cartello identificativo come riferimento
visivo per il mio gruppo? A chi mi devo rivolgere in caso di
necessità? Quali saranno i servizi per i partecipanti
alla Messa?
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Papa Francesco tra vocazione e missione
Tra qualche settimana papa Francesco sarà tra noi! Il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, visiterà le nostre terre. La sua venuta si colloca in profonda unità con il cammino che l’Arcivescovo sta facendo compiere alla diocesi con la sua visita pastorale in forma feriale e che avrà la sua ultima fase con l’individuazione, per ogni comunità, del “passo” da compiere per una maturità più grande nella fede. Per questo è tanto importante la presenza tra noi di Pietro, nella figura di papa Francesco, che ci conferma nella fede e orienta il cammino. Quali sono i segni di una fede più matura? Papa Francesco fa riferimento spesso a due segni. Il primo è la nascita nel nostro cuore del desiderio di comunicare a tutti la gioia del vangelo (EG 1). La fede è per sua natura missionaria. Ecco il cuore della “conversione pastorale” (EG 25) che ci è chiesta! Questo invito chiede di vivere in modo dinamico il nostro essere Chiesa: occorre superare la divisione tra pastorale parrocchiale e pastorale d’ambiente. Anche la parrocchia, ci ricorda papa Francesco, ha una vocazione missionaria (EG 28). Per questo la pastorale ha bisogno di far crescere quella pluriformità nell’unità, in cui carismi condivisi, associazioni e aggregazioni ecclesiali, lavorino perché tutti possano sperimentare nel modo più adeguato l’appartenenza ecclesiale ed essere raggiunti dall’annuncio del vangelo nella propria condizione concreta. Un secondo segno importante: la fede vissuta genera decisioni che impegnano tutta la vita. La fede ci porta a vivere la vita come vocazione fino a maturare scelte vocazionali definitive. Questo vale sia per il matrimonio e la famiglia, che per la vita consacrata e sacerdotale. Per questo papa Francesco vuole che la Chiesa tutta rifletta sul rapporto tra fede e vocazione, in particolare per i giovani (Sinodo 2018), perché, vincendo “la cultura del provvisorio che ci bastona tutti”, abbiano forza di compiere scelte coraggiose per l’edificazione del Regno di Dio e per promuovere vita buona.
+ Paolo Martinelli
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Editoriale 3 /testo informativo sulla partecipazione alla S. Messa con il Santo Padre il 25 marzo 2017
La Chiesa:
popolo di Dio in cammino nell’oggi La visita di Papa Francesco è l’occasione
straordinaria per condividere un sogno e riscoprirci destinatari del
dono di essere Popolo di Dio. Così si esprime il Pontefice nella sua
Lettera apostolica Evangelii Gaudium: “Sogno una scelta missionaria capace di
trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari,
il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale
adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione”.
(EG 27) Tutti siamo invitati a dare il contributo utile
a questa azione missionaria che permetta di annunciare il Vangelo
dentro le pieghe di una quotidianità, oggi molte volte lontana e
estranea alla Buona Notizia, per ignoranza, per pigrizia, per
abitudine… In particolare la parrocchia è la porzione di
Chiesa più vicina alla vita della gente e, se si rende disponibile a
lasciarsi trasformare dalla forza dello Spirito, può continuare a
vivere in costante atteggiamento di “uscita” favorendo così la
risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua
amicizia. Allo stesso modo la parrocchia può essere nel territorio
“presenza ecclesiale, ambito dell’ascolto della Parola, della
crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della
carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione” Dice ancora il Papa: “Attraverso tutte le
sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché
siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità,
santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare
e centro di costante invio missionario” (EG 28). Nel lasciarci provocare da questo orizzonte
missionario riscopriamo il fatto che tutta la Chiesa, in cui ogni
battezzato è discepolo-missionario, è Popolo di Dio in cammino
nell’oggi. La parrocchie e le comunità pastorali non sono solo
“organizzazioni del sacro”, ma porzioni dell’unico Popolo di Dio,
umile, beato e disinteressato, gratuito, aperto a tutti i popoli,
segno del suo amore misericordioso nella quotidianità perché, come
ci è stato più volte ricordato, il campo di Dio è il mondo. L’incontro con il Papa sarà per ciascuno
l’esperienza viva e concreta di questa dimensione profonda. Valentina Soncini
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Editoriale 2 /testo informativo sulla partecipazione alla S. Messa con il Santo Padre il 25 marzo 2017
S. Messa con Papa Francesco al parco di
Monza. Partecipare è facile.
Sono aperte le iscrizioni per
partecipare alla Messa con papa Francesco, in programma il 25 marzo
alle 15 al Parco di Monza.
La raccolta delle adesioni è decentrata.
Il compito infatti è stato affidato ad ogni parrocchia o comunità
pastorale. Chi desidera partecipare alla Messa al Parco di Monza,
può recarsi in parrocchia e lasciare il proprio nominativo.
L'iscrizione è totalmente gratuita.
(…)
La Santa Messa è il cuore di tutta la
visita di papa Francesco a Milano e alle terre ambrosiane. È un
momento aperto a tutti, in cui partecipare è facile, gratuito e
libero. Sarà una festa di Chiesa, per tutta la comunità e la Chiesa
ambrosiana. Le persone con disabilità o anziani con difficoltà di movimento sono facilitate nell’accesso all’area, grazie alla presenza di Caritas Ambrosiana, Oftal e Unitalsi. Per informazioni, iscrizioni e per chi necessita di assistenza particolare è attivo l’indirizzo mail disabili25marzo@caritasambrosiana.it
Tutte le informazioni sulla Visita
pastorale di papa Francesco sono disponibili sul sito
www.papamilano2017.it.
Sul sito, nella sezione “Riflessioni”
sono disponibili, oltre al Sussidio in preparazione alla visita del
Papa scritto per l’occasione, testi e video di riflessione per
l’approfondimento quotidiano dei temi che la visita suscita nella
comunità ambrosiana.
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Editoriale 1 /testo informativo sulla partecipazione alla S. Messa con il Santo Padre il 25 marzo 2017
Papa Francesco viene a visitare Milano e le terre ambrosiane.
L’intenso itinerario che percorrerà il 25 marzo, dalle case bianche al carcere di san Vittore, dal Duomo di Milano al parco di Monza per la celebrazione della santa Messa, fino all’incontro con i cresimandi allo stadio di san Siro, è il segno più eloquente della sua volontà di essere tra noi per confermare la nostra fede e contagiarci con la forza della sua testimonianza missionaria. La Milano che si prepara ad accogliere il Papa è una città che sta vivendo sulla propria pelle quel cambiamento d’epoca (molto più potente di una semplice epoca di cambiamenti) di cui papa Francesco parla spesso. La terra dei santi Ambrogio e Carlo, questo grande tessuto urbano che copre e supera il territorio diocesano, sta conoscendo da un lato un grande momento di risveglio e rilancio (complice il rinnovamento avuto con EXPO); ma dall’altro è provocata e sfidata da un contesto culturale e sociale in forte trasformazione, che non sempre favorisce l’incontro di popoli e di culture in una convivenza capace di conciliare le differenze. La visita del Papa, a cui occorre prepararsi con cura in queste settimane, sarà l’occasione per ravvivare il nostro contributo a questo processo di ricerca e di ricostruzione dell’anima della città e delle terre ambrosiane. Dall’incontro con papa Francesco ci attendiamo di acquisire nuova consapevolezza sulla nostra identità di popolo posto da Dio dentro la storia, come recita il titolo dato all’evento: “in questa città ho un popolo numeroso, dice il Signore” (At 18,10). Prepararsi significa accendere momenti di confronto e di verifica, per cogliere quanto a Milano e nelle terre ambrosiane siamo quella Chiesa “umile, beata e disinteressata” che papa Francesco ci ha descritto al Convegno Ecclesiale di Firenze; Chiesa “in uscita” che svela il suo volto facendosi carico con amore generoso del desiderio di vita dell’intera umanità, spesso dolorosamente ferita dal male; Chiesa che pone al centro i poveri, dai quali impara lo stesso farsi povero di Gesù. Invitiamo tutti, singoli e parrocchie, famiglie e consacrati/e, gruppi e realtà ecclesiali, a fare del sussidio pubblicato dalla Diocesi proprio in preparazione alla visita del Papa (lo potete trovare sul sito diocesano) uno strumento di riflessione, preghiera, confronto e dibattito tra di noi ma anche con la società civile, perché possiamo arrivare all’incontro con papa Francesco avendo gustato il sapore del sogno di Chiesa che ci consegna come compito proprio con questa sua visita.
mons. Luca Bressan Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale – Arcidiocesi di Milano Presidente Caritas Ambrosiana
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Editoriale 7 per l'avvio dell'anno pastorale 2016/2017
5 Dicembre 2016
“In questa
città io ho un popolo numeroso” dice il Signore (At 18,10) Ai fedeli
della Chiesa Ambrosiana e a tutti
gli abitanti della città metropolitana e delle
terre di Lombardia Carissimi,
Papa Francesco viene a Milano il 25 marzo 2017, solennità
dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria per il ministero che
gli è stato affidato di confermare nella fede i suoi fratelli (Lc
22,32). In questa terra,
laboriosa fino alla frenesia e forse incerta fino allo smarrimento,
generosa fino allo sperpero e forse intimorita fino alla spavento,
sentiamo il bisogno e domandiamo la grazia di essere confermati in
quella fede che gli Apostoli ci hanno trasmesso e che attraversa i
secoli fino a noi.
Ci incamminiamo verso l’evento della visita papale con il desiderio
che non si riduca ad esperienza di una emozione intensa e
passeggera: sia piuttosto una grazia che conforti, confermi, orienti
la nostra fede, nel nostro cammino verso la Pasqua, in preghiera con
Maria e offra ragioni e segni per la speranza di tutti gli uomini e
le donne della nostra terra.
Aspettiamo la vista di Papa Francesco quale compimento della
“visita pastorale feriale” in atto nella nostra diocesi, che si
propone di intuire il passo che il Signore ci chiede per continuare
a irradiare la gioia del Vangelo: sarà pertanto utile riprendere
Evangelii Gaudium e la Lettera Pastorale Educarsi al
pensiero di Cristo, perché sia maggiormente conosciuta e
approfondita e perché diventi realmente “anima” della vita delle
comunità, attraverso proposte di preghiera, per esempio in momenti
di prolungata adorazione, iniziative di formazione, per esempio in
occasione di catechesi per adulti e della predicazione speciale nei
quaresimali. Siamo in cammino per custodire e far risplendere i
tratti di una Chiesa umile, disinteressata e beata, come Papa
Francesco stesso ha raccomandato alla Chiesa Italiana, nel Convegno
ecclesiale di Firenze.
Ci prepariamo a ringraziare il Papa per il dono del Giubileo
straordinario della Misericordia annunciato in Misericordiae
vultus. Avremo cura che l’abbondante effusione di grazie,
sperimentata da molti, continui a portare frutto nel vivere il
sacramento della riconciliazione nelle nostre chiese e nelle chiese
penitenziali (in coerenza con quanto ci chiede il Papa nella lettera
apostolica Misericordia et misera, in cui sono richiamati
anche altri aspetti importanti del cammino successivo al Giubileo).
A questo proposito sarà opportuno che in ogni chiesa siano decisi e
pubblicati orari di presenza assicurata del confessore e potrà
essere fruttuoso che il sacramento della confessione sia celebrato
anche in forma comunitaria, come ha sperimentato il clero in Duomo,
in occasione della festa di san Carlo. A nessuno manchi mai
l’offerta della misericordia del Padre che rigenera la vita e nutre
la speranza.
Dobbiamo insistere sulla conversione missionaria delle nostre
comunità e la responsabilità della testimonianza di cui deve farsi
carico ogni battezzato. “Ho un popolo numeroso in questa città”
rivela il Signore all’apostolo scoraggiato (cfr At 18,10). I passi
che le comunità decidono durante la visita pastorale devono
orientare il cammino di tutti verso il campo che è il mondo, con le
opere di misericordia e le parole che ne rivelano l’origine e il
senso. L’Arcivescovo porterà il Santo Chiodo per le strade della
diocesi durante le Via crucis di Quaresima per accompagnarsi alle
comunità in cammino nel segno della Pasqua, con l’annuncio
dell’amore fino alla fine che conforma ai sentimenti e alla
mentalità di Cristo, al punto da rendere possibile essere
misericordiosi come è misericordioso il Padre. Nessuno deve
lasciarsi rubare la gioia dell’evangelizzazione (EG 83), che diventa
conversazione quotidiana, educazione alla fede nelle famiglie,
pratica ordinaria negli affetti, nel lavoro, nella festa. Un “popolo
numeroso” ha bisogno del Vangelo e questa nostra città lo invoca con
segni e linguaggi molteplici.
Il programma della visita di Papa Francesco è stato pubblicato:
l’intensità di quella giornata rivela l’affetto del Papa e il suo
desiderio di raggiungere tutti e noi tutti vogliamo prepararci a
ricambiare l’affetto e a farci raggiungere dalla sua parola.
Vogliamo tutti essere presenti, non pretendendo il privilegio di
essere i primi, i vicini, i preferiti, ma desiderando la grazia di
essere benedetti dentro il popolo numeroso che questa città
esprimerà in quell’occasione. Il Consiglio
Episcopale Milanese Milano,
Solennità dell’Immacolata, 2016
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Editoriale 6 per l'avvio dell'anno pastorale 2016/2017
18 Novembre
Pluralità nell’unità: confronto aperto nel prossimo Consiglio Pastorale Diocesano (26 e 27 novembre)
Dopo la pausa
estiva, riprendono i lavori del Consiglio Pastorale Diocesano,
convocato per le giornate di sabato e domenica 26-27 novembre 2016.
Il tema è “La pluriformità nell’unità nella pastorale
dell’Arcidiocesi ambrosiana”. Un tema che ha tanti motivi di
interesse, ne ricordo tre: è un tema evidenziato da subito dal
nostro Arcivescovo nel suo magistero ambrosiano teso a far dialogare
i diversi soggetti suscitati dallo Spirito; è un tema che è
stato recentemente rilanciato dal documento della Congregazione per
la Dot-trina della fede Iuvenescit Ecclesia che focalizza la
relazione tra doni gerarchici e doni carismatici (LG 4), è un tema
presente anche in Evangelii Gaudium laddove il Papa descrive
il volto della Chiesa come un poliedro: la Chiesa non è simile a una
sfera di punti equidistanti, ma, come un poliedro, è caratterizzata
da tante sfaccettature che dicono diversi modi di esprimere la
fede, di testimoniarla nei diversi contesti culturali sociali nelle
diverse epoche. Il tema in oggetto del Consiglio è dunque molto interessante per una riflessione sul volto di Chiesa e soprattutto di una Chiesa che si sente inviata continuamente ai confini della terra, in missione, e per questo tesa a investire in questo compito tutti i doni gerarchici e carismatici di cui lo Spirito l’ha arricchita. Nel confronto di questa due giorni sarà molto stimolante ascoltarsi, riconoscersi dentro la ricchezza della Chiesa di oggi, sentirsi insieme per essere a servizio dell’annuncio e per assecondare il movimento “in uscita” verso tutti. Chiesa poliedrica e non “per se stessa”, ma in uscita…. Due sollecitazioni che ci possono ben preparare anche alla visita pastorale di Papa Francesco.
Valentina Soncini Segretario del Consiglio Pastorale Diocesano
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Editoriale 5 per l'avvio dell'anno pastorale 2016/2017
7 Novembre
Avvento: tempo per accogliere e generare amore
Entriamo nell’Avvento. La successione dei tempi liturgici si rivela provvidenziale in questo momento storico: di fronte alle tante paure che generano emozioni e violenza in ognuno di noi – l’elenco delle fonti di questa paura e violenza si fa ormai lungo: dai profughi al terremoto; dalla guerra in Siria e in Iraq alla crudezza della campagna elettorale americana; dalla fragilità della nostra identità europea alle conseguenze di una crisi economica che sta rimodellando in perdita i nostri ritmi di vita – l’Avvento cristiano si rivela come un dono inaspettato da custodire gelosamente, per la sua capacità di indicarci lo stile corretto per abitare questo cambiamento d’epoca, come ci ricorda Papa Francesco. Accogliere e generare amore. L’Avvento ci racconta e ci ricorda proprio queste due azioni, questi due atteggiamenti. Sono gli atteggiamenti di Dio, innamorato perso di noi, dell’umanità; sono gli atteggiamenti di Maria, colei che con la sua fede ha consentito che il Figlio di Dio abitasse la nostra storia e ci rivelasse il volto di Dio come suo e nostro Padre. Accogliere e generare amore. Sono questi gli atteggiamenti migliori grazie ai quali affrontare il futuro che ci attende. Abbiamo bisogno che l’Avvento diventi lo stile dei cristiani, e poi di tutti gli uomini, per esorcizzare quella violenza che tutti temiamo ma che contribuiamo a gonfiare proprio con le nostre paure. L’Avvento come pratica di vita chiede luoghi e azioni esemplari, che rendano evidenti e tangibili i frutti generati. Proprio una simile cornice consente di comprendere il significato profondo del sostegno che la Diocesi intende dare durante tutto il prossimo periodo di Avvento alla campagna in favore dell’affido familiare promossa da Caritas Ambrosiana. Non è più utopistico garantire attraverso questo strumento il diritto a una famiglia ad ogni bambino che viene allontanato da quella di origine. L’affido è un modo concreto di fare delle nostre vite un Avvento incarnato. Anche a Milano sempre più famiglie scelgono di aprire le porte di casa per un periodo di tempo ai figli degli altri. Queste famiglie ci dimostrano che l’Avvento non soltanto è uno stile di vita possibile, ma è anche uno stile di vita capace di cambiare la storia, salvando gli uomini dai tanti inferni artificiali che loro stessi hanno saputo creare. Abbiamo bisogno dell’Avvento. Il mio augurio è che il tempo di Avvento che sta per cominciare ci aiuti a moltiplicare i luoghi e le pratiche di Avvento dentro le nostre vite, dentro le vite delle nostre famiglie.
mons. Luca Bressan Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale – Arcidiocesi di Milano Presidente Caritas Ambrosiana
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Editoriale 4 per l'avvio dell'anno pastorale 2016/2017
26 Ottobre
Ci sono quelli che iniziano dicendo: “Non so che cosa dire”. Ci sono quelli che obiettano: “Non capisco perché dovrei dire al prete i miei peccati”. Ci sono quelli che parlano a lungo, di tutto, amarezze, dolori, ingiustizie: parlano di tutto, eccetto che dei loro peccati. Insomma sembra che il sacramento sia tutto lì, nelle parole di chi si confessa. Forse anche per questo per alcuni la confessione è una fatica, un imbarazzo, e molti non si confessano. Ma il sacramento della confessione si chiama anche sacramento della riconciliazione, per dire che il sacramento non si riduce all’opera dell’uomo che si dichiara peccatore elencando i suoi peccati: è piuttosto l’opera del Padre misericordioso che accoglie, perdona, fa festa per il figlio che torna scoraggiato e ferito per la sua vita sbagliata. Ecco: una festa! La festa non si può celebrare in solitudine, di nascosto. Ci deve essere gente, ci deve essere gioia e musica, affetti e cose buone. La festa della riconciliazione dei peccatori pentiti è evento di Chiesa. Così si celebra il perdono di Dio: insieme! Insieme si riconosce che i propri peccati sono un danno anche per gli altri. Insieme si sperimenta che perdono sperimentando che c’è una comunità che condivide la tristezza del peccato e la gioia della riconciliazione. Insieme si riprende il cammino verso la santità non come l’impresa solitaria, ma come grazia sostenuta da tutto il popolo santo di Dio. I preti sono, anche loro, peccatori in cammino verso la santità. Perciò sono confessori, ma anche penitenti. Si confessano e sperimentano la gioia del perdono. Fanno festa, perché sperimentano la misericordia di Dio. Per questo nella festa di san Carlo, il prossimo 4 novembre, i preti si trovano tutti in Duomo a Milano per celebrare insieme il sacramento della confessione e la festa della riconciliazione. Si può immaginare che la gioia e la forza di quel momento condiviso siano un buon motivo per ingegnarsi a salvare il sacramento della confessione dalla sua riduzione individualistica. Diventerà festa condivisa in ogni comunità che accoglie la misericordia di Dio.
S.E. mons. Mario Delpini Vicario Generale Arcidiocesi di Milano
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Editoriale 3 per l'avvio dell'anno pastorale 2016/2017
17 Ottobre
Naturale/Artificiale. Cosa sta diventando la vita? I Dialoghi di
vita buona ripartono, con l’intenzione di aiutare la Milano, che si
vede sempre più nei panni della metropoli europea, a trovare
occasioni per ragionare sulle questioni che decidono il nostro
futuro. Non ha senso dividersi in modo pregiudiziale, senza aver
ascoltato le ragioni dell’altro: solo da un confronto reale e
profondo può nascere quella stima che fa da base ad ogni legame
sociale. Lo scorso anno
ci eravamo cimentati con la tematica dei confini, affrontando la
questione delle migrazioni e la sfida che rappresenta per l’Europa.
In questo secondo anno i Dialoghi assumono come filo conduttore il
tema della tecnica e l’influsso che ha nella vita umana. Da qui il
titolo complessivo: Naturale/Artificiale. L’esperienza
diretta ci mostra come le invenzioni tecnologiche stanno
trasformando la nostra vita. L’impressione che ne traiamo è che tra
naturale e artificiale gli spazi di contiguità siano sempre più
ridotti. Si respira un clima di contrapposizione e una voglia di
supremazia: la natura deve essere superata. Vogliamo il
superuomo. Il mondo della ricerca ci insegna che i confini tra
naturale e artificiale si vanno confondendo, facendo nascere la
possibilità di un potere di manipolazione inimmaginabile. Nello
scenario nuovo che si va delineando, dominato dalla tecnica e dalle
scoperte scientifiche, come ritrovare lo spazio dei valori fondanti
la nostra vita?
Naturale/Artificiale. Il dominio assunto dal secondo termine
permette all’essere umano di potenziare il suo desiderio. Più di un
pensatore legge nello sviluppo della tecnologia il riflesso assunto
dal nostro desiderio mai sopito di immortalità. Come leggere e
comprendere i mutamenti che un simile modo di pensare genera sulla
comprensione che l’uomo ha di sé? I Dialoghi sono un ottimo spazio
per istruire il dibattito su mutamenti così grossi e al tempo stesso
basilari per la costruzione della grammatica di comprensione della
vita umana.
Naturale/Artificiale. Il mondo della cura, in tutte le sue
dimensioni e in tutti i suoi significati (educativo, medico,
istituzionale, religioso), è uno dei luoghi più coinvolti e toccati
dalle trasformazioni in atto. Come rideclinare il concetto di
potere, quale contenuto dargli, quali buone pratiche mostrare: anche
questo è uno degli obiettivi dei Dialoghi.
Naturale/Artificiale. La tecnica si presenta oggi come un buon
surrogato di ciò che era l’esperienza religiosa. Oggi ci si affida
alla tecnica, convinti della sua onnipotenza. Le religioni non
possono non sentirsi sollecitate. Per noi cristiani la sfida è
lanciata: in questo mondo dominato dalla tecnologia occorre essere
capaci di rendere ragione della nostra fede nel Dio di Gesù Cristo,
testimoniando che l’amore è un “superparadigma” capace di battere il
paradigma del superuomo: anche questo è sicuramente uno degli scopi
dei Dialoghi di vita buona, che ci permette di comprendere l’utilità
di un simile strumento per la costruzione di una Milano veramente
metropoli d’Europa. mons. Luca
Bressan Vicario
Episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale Arcidiocesi
di Milano
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Editoriale 2 per l'avvio dell'anno pastorale 2016/2017
27 Settembre
La vita buona del Vangelo tra presente e futuro: la proposta di pastorale giovanile per l’anno pastorale 2016-2017
Il cammino dell’anno pastorale che inizia continua con lo stesso obiettivo dell’anno precedente: educarsi al pensiero di Cristo, assumere lo sguardo di Gesù. Alla domanda: “tu come la pensi?” dovremmo riuscire a rispondere non solo offrendo un’opinione personale ma rendendo evidente il pensiero di Cristo, facendone cogliere tutta la forza, la bellezza, la verità. Siamo inoltre nel pieno dell’Anno Santo della Misericordia. Sappiamo che la misericordia è l’essenza del pensiero di Cristo, è come il cuore per l’occhio: se il cuore è ripiegato su di sé, gli occhi si ammalano e tutto si sfuoca. Vogliamo dunque raccogliere nell’anno pastorale che abbiamo davanti l’eredità del Giubileo della Misericordia, unendo insieme il pensare e l’agire, il valutare e il decidere, perché – come ci ricorda l’apostolo – “a spingerci è l’amore di Cristo” (2Cor 5,14). il testo guida per la Pastorale Giovanile scelto quest’anno è Mt 19, 16-22. Il protagonista è un giovane animato da un grande desiderio di vita. il suo incontro con Gesù potrebbe dare pieno appagamento a quanto egli cerca con verità, ma i beni posseduti si frappongono tra lui e il Signore della vita, ed egli se ne va triste. Il desiderio di vita vera anima il cuore di questo giovane, ma prima ancora anima il cuore di Gesù. Egli sa che dall’accoglienza del suo invito dipenderà il raggiungimento di quanto quest’uomo desidera. È l’appello del Vangelo, decisivo, che arriva alla coscienza libera, domanda fiducia totale, coraggio di assumere il suo pensiero. In gioco c’è la gioia di vivere, la letizia interiore, la beatitudine che Gesù annuncia. In questa direzione muove dunque quest’anno il nostro cammino con i giovani e i ragazzi, alla scuola di colui che, come vero Signore della vita, chiama a seguirlo nella libertà. Questo ci è chiesto: concentrarsi sull’essenziale per sentire tutta la forza della voce del Signore; lasciarsi guidare da lui a riconoscere con umiltà i lacci che tengono avvinta la nostra libertà e ci impediscono di dare compimento ai nostri desideri più veri. Una promessa accompagna questo invito a scegliere nella libertà di stare con lui: “Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).
S.E. mons. Pierantonio Tremolada
Vescovo
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Editoriale 1 per l'avvio dell'anno pastorale 2016/2017
6 Settembre
Forse nei calendari parrocchiali
e nelle agende degli impegnati non ci sono più date disponibili. Forse alla gente l’anno
pastorale appare come un insieme di iniziative stentate perché
“siamo sempre meno e sempre più vecchi”. Forse sui bollettini
parrocchiali non c’è più spazio per nuovi annunci. Allora, che pur con tutta la
buona volontà, delle indicazioni dell’Arcivescovo per l’anno
pastorale 2016/17 non se ne farà nulla. L’Arcivescovo infatti propone di
lasciarsi condurre dallo Spirito di Dio a configurare un nuovo volto
di Chiesa, una Chiesa riformata dalla docilità allo Spirito
nell’”assecondare la realtà”. La realtà è la famiglia nella
complessità delle sue forme e delle sue storie: la proposta
pastorale non chiede alle famiglie ulteriori impegni per essere
“soggetti di evangelizzazione”. Piuttosto trova modo di accompagnare
la vita ordinaria di ciascuna famiglia per aiutarla ad essere luogo
di Vangelo: nel dare la vita e nel custodirne la buona qualità si
rivela anche il significato della vita e la sua vocazione. Che valga
la pena di propiziare l’ascolto della Parola di Dio in famiglia e la
partecipazione alla Messa domenicale? La realtà è la pluralità di
presenze personali e associative: la proposta pastorale non vuole
organizzare una spartizione di compiti, spazi e potere, né includere
alcuni ed escludere altri. Piuttosto vuole alimentare un senso di
comunione, così che il dono di ciascuno sia per l’edificazione di
tutti. Che valga la pena di invitare tutti a partecipare alla Messa
domenicale? La realtà è la società nella sua
molteplicità di componente: la proposta pastorale non presume di
esercitare una egemonia nella società plurale, ma offre a uomini e
donne di questo tempo la testimonianza di una speranza affidabile.
In altre parole vive la fede in modo che diventi cultura. Che valga
la pena di incoraggiare i cristiani a conversare con colleghi,
amici, vicini di casa sulle cose serie della vita? S.E. mons. Mario Delpini Vicario Generale Arcidiocesi di Milano
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